I Big Data per i centri storici

I Big Data per i centri storici

Gestione-patrimonio-architettonico

Il contributo degli strumenti di business intelligence per la conoscenza e la gestione del patrimonio architettonico diffuso. Perché i nostri centri storici hanno bisogno di nuove e migliori strategie.

L’interesse sempre maggiore dimostrato da ICOMOS (International Council on Monuments and Sites) per l’impiego di una schedatura standard per l’attribuzione di valutazioni di sintesi nei confronti dei singoli monuments (rilevanza architettonica, livello di degrado, ecc.) ai fini del Heritage Impact Assessment – anche conosciuta con l’acronimo HIA – ovvero la Valutazione dell’Impatto sul Patrimonio (un esempio qui), ha permesso di riaprire un tema ampiamente trattato nel corso degli anni ‘70 e ‘80 del secolo scorso, ovvero quello della raccolta organizzata e sistematica e dell’analisi dei dati relativi agli elementi architettonici (tipologia, materiali, ecc.) e al loro livello di degrado.

Secondo le direttive ICOMOS, per eseguire una procedura HIA è necessario svolgere le azioni qui riportate:

  • individuare le caratteristiche che conferiscono al Bene oggetto di valutazione il carattere di Eccezionalità ed Unicità;
  • definire lo stato attuale dal punto di vista del degrado (materico, estetico-percettivo, di relazione col contesto, ecc.) di ognuno dei caratteri individuati;
  • elaborare un quadro conoscitivo di sintesi del Bene e dei suoi attributi;
  • valutare gli impatti potenziali sia positivi che negativi che la realizzazione dell’opera o del progetto di sviluppo – anch’essa oggetto di valutazione – comporterebbe sul Bene;
  • fornire indicazioni per le azioni di mitigazione/eliminazione degli impatti negativi da adottare nella progettazione dell’opera o nella pianificazione territoriale, per tutelare il Bene coinvolto.

Ma cosa accade quando il patrimonio da tutelare non è più un singolo monument (edificio o area archeologica) o un complesso architettonico ma un intero Centro Storico come lo sono Firenze, Napoli, Venezia o ancora un intero territorio che comprende numerosi borghi come i Paesaggi Vitivinicoli di Langhe, Roero e Monferrato?

Cosa succede quando il potenziale elemento di impatto negativo non è una singola infrastruttura ma un intero sistema di gestione che deve rispondere alle molteplici esigenze dei cittadini che vivono il Bene Culturale? Come si può monitorare l’uso del Bene, e l’efficacia delle politiche di gestione messe in atto, intervenendo per modificando i cattivi costumi e promuovendo le buone condotte?

Si tratta di una procedura molto complessa in cui tenere conto di un’enorme mole di dati diversificati e non relazionati tra loro. 

Questo tipo di impegno, basato sull’analisi di Big Data, richiede infatti metodi che non attengono al tradizionale approccio di analisi basato su studi e relazioni che, ancorché approfonditi e specialistici, restano molto spesso episodici, temporalmente lunghi nella loro realizzazione, difficilmente aggiornabili, ecc.

È necessario piuttosto affrontare il problema utilizzando strumenti e metodi differenti che garantiscano:

  • raccolta di informazioni continua nel tempo;
  • lettura dello stato attuale in tempo reale;
  • costruzione di nuove analisi di dati in tempi rapidi;
  • sistema che interagisca con i SIT per la redazione degli strumenti normativi di pianificazione, così come previsto dal legislatore.
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Esempio di dashboard per la lettura dei dati relativi allo stato di conservazione degli edifici e dei costi sostenuti per gli interventi

Interagisci e filtra i dati cliccando sui filtri

Questo approccio richiede quindi un percorso conoscitivo strutturato incrementale che non si esaurisca nell’arco di un progetto di ricerca, anche in ambito universitario, o di un incarico professionale di progettazione, ma che perduri nel tempo, organizzando e rielaborando i dati e le informazioni che si acquisiscono nel tempo. Un sistema che, mutuato dalle tecniche di gestione dati delle aziende 4.0, supporti gli uffici della pubblica amministrazione con un reparto IT in grado di soddisfare obiettivi sempre nuovi (previsti dai bandi Europei) e allo stesso tempo di dotare gli uffici tecnici di idonei strumenti di controllo e monitoraggio, compatibili con i tempi sempre più stringenti e compressi del decision making.

Sistemi come Hurbana rispondo proprio a queste esigenze permettendo la creazione, personalizzazione e il mantenimento, a basso costo, di interi ecosistemi di applicativi, report interattivi e flussi di lavoro per la gestione e l’analisi dei dati, in grado di soddisfare le esigenze in un mondo sempre più complesso e ricco di dati.

La possibilità di far interagire gli strumenti messi a disposizione da questa piattaforma con i tradizionali SIT (Sistemi Informativi Territoriali) e l’opportunità di poter svolgere analisi diversificate, da quelle tipologiche a quelle semantiche, anche a partire da datasets non relazionati già esistenti (informazioni storiche, dati dimensionali, dwg, bim, foto, video, lidar, analisi dei materiali, storico interventi), consentono di far emergere correlazioni storico-urbanistiche o elaborare modelli di tipo previsionale prima sconosciuti. L’ambiente cloud inoltre consente l’abbattimento dei costi legati al mantenimento di complesse infrastrutture server e alla creazione di programmi di tipo gestionale.