Geotagging: open data o servizi a pagamento?

Geotagging: open data o servizi a pagamento?

Geotagging

Nelle operazioni di raccolta dati in ambiti produttivi e di servizi, spesso capita di aver bisogno di inserire un’informazione geografica legata ad un dato di produzione, sia come metadato relativo alla sola latitudine e longitudine sia come una serie di informazioni relativi a indirizzo, numero civico, Regione, Provincia, Comune, ecc. O ancora è necessario geolocalizzare file multimediali (foto, video, documenti). 

Le informazioni geografiche consentono così di eseguire un’analisi dei dati completa in tutte e quattro le dimensioni:

  • Quantità
  • Qualità
  • Tempo
  • Geolocalizzazione

Ma i problemi per poter arrivare alla gestione dei dati geografici non sono pochi. Il primo fra tutti e madre di tutte le domande è: quanto costa?

Il primo approccio generalmente consiste nel rivolgersi al mondo degli open data, sicuri che i servizi a pagamento siano troppo cari e che, in ogni caso, possano essere facilmente rimpiazzabili da sistemi “fai da te”, ancorché di livello professionale. Ma è davvero così? Gli open data fanno davvero risparmiare tempo e soldi? Cominciamo subito col considerare la soluzione open la più economica sul mercato al di là di ogni ragionevole dubbio.

Il primo problema è trovare il giusto dataset da cui ricavare le informazioni d’interesse ed in questo caso le soluzioni sono diverse: Open Street Map, Stradari Regionali, Comunali, ecc.

Il secondo problema è la costruzione dell’applicativo/interfaccia di inserimento e modifica dati e del geodatabase in-house in cui inserire le informazioni messe a disposizione dalla comunità o dall’ente di riferimento. In questo caso ci troveremo di fronte a due difficoltà di non poco conto: l’applicativo che dovremo costruire dovrà avere una forte ottimizzazione nella ricerca e il geodatabase utilizzato dovrà essere ben indicizzato ed avere buone prestazioni di base. Anche ammettendo il superamento di questi due scogli ci troveremmo di fronte a due altri problemi non facilmente risolvibili:

  • I dataset di tipo open spesso non sono aggiornati e/o le informazioni non sono sempre corrette.
  • L’infrastruttura necessaria per contenere grandi quantità di dati senza perdere in termini di prestazioni non è affatto economica; dovremmo quindi ripiegare scegliendo solo alcune e piuttosto limitate aree d’interesse.

Operazione di ricerca: confronto tra soluzione open e servizio proprietario.

Se questi due problemi sono un limite alla costruzione del vostro sistema esiste una sola soluzione: i servizi a pagamento. Online ce ne sono parecchi; i più economici restano i giganti dell’IT Google e Microsoft. Le API (Application Programming Interface) dei servizi online a pagamento consentono di non gravare sulla infrastruttura su cui stiamo lavorando, garantendo tutti i dati geografici necessari ed il loro costante aggiornamento, eliminando infine il problema del limite geografico.

La differenza tra i due approcci è chiaramente evidente quando costruisco una reportistica BI (Business Intelligence) che consenta di visualizzare il dato geografico: mentre nel primo caso le mappe utilizzate risentiranno della limitazione delle aree e della completezza dei dati del geodatabase in-house, nel secondo caso invece la scalabilità dell’analisi è massima.

In conclusione, prima di prendere la decisione di lavorare su soluzioni open fatte in casa (almeno per quanto riguarda i dati geografici) è importante fare un’attenta valutazione del dimensionamento delle proprie necessità o di quelle dei propri clienti prima di scegliere al di là di ogni ragionevole dubbio la strada dell’open data.

Reportistica BI: confronto tra servizi a pagamento e geodatabase in-house.